ROME VIDEO GAME LAB – NEOLUDICA: THE STATE OF THE ART
Naturale e MetaNaturale è un perfetto spunto di riflessione per chi si occupa di giochi, proprio perché oggi
stanno venendo sempre più velocemente al pettine i nodi intrecciati negli ultimi cinque secoli da rivoluzioni
scientifiche e tecnologiche, mettendo nuovamente in gioco una definizione di “natura” che
fondamentalmente risale alla filosofia di Aristotele. L’autonomia di qualcosa che nasce, cresce e muore
indipendentemente dall’agire umano è sempre più messa in discussione, per non dire minacciata. In un
certo senso sembra che, almeno sulla superficie della crosta terrestre, le nuove tecnologie prendano il
posto degli dei o di altre presenze soprannaturali per mettersi alla guida di quello che Patrice Loraux, nel
suo L’invenzione della natura (una guida fin dagli inizi per noi di Neoludica), ha definito il “Gioco del Tutto in
seno a se stesso”.
Poiché sono sotto gli occhi di tutti limiti e danni conseguenti di un simile delirio di onnipotenza, diventa
compito fondamentale per chi si occupa inventare, formalizzare e usare questi strumenti in tumultuoso
cambiamento tracciare una linea quanto più possibile netta fra un positivo approccio razionale – l’eredità
migliore delle rivoluzioni cui abbiamo accennato – e il rischio di un’ennesima mitologia con i suoi peccati di
superbia seguiti da inevitabili crolli. Si tratta insomma di portare avanti e diffondere uno stile di relazione
cosciente con le nuove tecnologie, i corrispettivi orizzonti d’applicazione e i nuovi immaginari che ne
scaturiscono. Lo scopo è quello di evitare un semplice sviluppo fine a se stesso a cui adeguarsi, diventando
invece protagonisti attivi, giocatori esperti in grado di interagire con questa crescita quantitativa
traducendola qualitativamente in progresso (questo sì un termine da riattualizzare in questi tempi di
disarmanti distopie).
La connessione cosciente è la risposta che proponiamo al terzo interrogativo del tema presentato
quest’anno da Rome Video Game Lab, cioè, una posizione dialettica volta a favorire un migliore equilibrio
tra naturale e artificiale e che è ben testimoniata, giusto per fare un esempio, da tutta quella tecnologia che
oggi usiamo a difesa del patrimonio naturale o per ridurre, con la concreta speranza di eliminarli, sprechi e
inquinamenti delle nostre società industriali e post industriali.
L’arte, con la sua capacità di vedere e immaginare a 360°, è uno dei pilastri che deve sostenere questo
lavoro immane. E la nuova arte dei videogame, la più recente esplicazione di questa modalità tutta umana
di sentire il mondo e crearne di nuovi in cui immergersi per riaffiorare con sogni occhi più aperti, può
fornire diversi preziosi contributi. La regola da seguire, come per le arti che l’hanno preceduta, è quella di
mettere continuamente in gioco se stessa, indagarsi a fondo per stabilire quali idee, quali realtà, quali nuovi
universi far interagire con la nostra vita per renderla migliore e compatibile nel senso ecologico più ampio.
Indagini e memorie da coltivare con quella passione sempre estremamente umana che non è esente, ma
anzi riconosce come propri anche certi brevi e improvvisi picchi di tensione, interferenze dovute a errori
imprevedibili proprio perché tutto – e per fortuna- non è prevedibile.
Glitch e storie da riconnettere alla Storia con immediatezza e profondità in vista di un futuro condiviso.
Video Game History ArtGLITCH e AI
“Quella che oggi viene chiamata Pixel Art una volta era semplicemente avanguardia. La più alta
forma di espressione realizzabile con un computer o, semplicemente, la normalità. 8 e 16 bit la
fanno da padrone in questa raccolta di immagini provenienti dall’epoca d’oro di Commodore,
SEGA, Nintendo e Arcade. Ma spesso i ricordi non sono all’altezza della realtà ed è per questo che
intervengono dei glitch che vanno a sporcare l’immagine così come il tempo modifica i nostri
ricordi.” (Filippo Scaboro).
Il progetto vuole portare l’osservatore in una specie di ascensore temporale sull’arte dei videogame dagli
arcade ai videogame contemporanei con inserimento di concept art degli artisti digitalisti italiani e delle
foto dei virtual photographer per descrivere le ultime frontiere delle arti digitaliste interattive, che
Neoludica indaga da 14 anni. Il video, che dura un’ora ma può essere fruito a spezzoni in ogni momento,
contiene l’elaborazione di oltre 2000 immagini selezionate e rielaborate artisticamente da Filippo Scaboro,
a cui dedichiamo questa mostra anche con opere materiali alle pareti, in quanto da 10 anni nel collettivo e
perché è uno dei più importanti game artist italiani per produzione e senso. Gli altri artisti del collettivo
vengono introdotti da Filippo nel video stesso, creando una suggestione di arte nell’arte come solo il
videogame sa fare e permette di elaborare. L’effetto dell’installazione del box con video e opere vuole
catturare il pubblico per farlo riflettere sull’evoluzione di questo media straordinario, che al suo interno ha
fatto confluire tutte le arti e creato la summa delle avanguardie del ‘900 per trasferirle nella tecnologia. Alle
pareti insieme alle opere di Scaboro ci saranno anche immagini rielaborate di Cinecittà con QR dove il
pubblico potrà scoprire l’invasione dei Lemmings a Rome Video Game Lab, una presenza ormai inquietante
e divertente che si sta espandendo dalla Sardegna, al Lago Maggiore, a Roma, a …
Accanto a questo “viaggio nel videogame” c’è la presenza di un artista che punta anche all’arte generativa
e non solo digitale: Igor Imhoff, noto anche in ambito teatrale, musicale e performativo, e che ha già
partecipato a Rome Video Game Lab nel 2019 con una serie di video all’interno della mostra di Neoludica.
Quest’anno, dentro al nuovo spazio, grazie alla sua opera abbiamo modo di valutare la creatività dell’uomo
in connessione a quella dell’intelligenza artificiale.
Neoludica, coi curatori Debora Ferrari e Luca Traini, in collaborazione con NextUs Collective, vuole aprire la
riflessione di critica artistica sull’importanza dell’immaginario videoludico nelle arti contemporanee, ma
con un linguaggio che può essere capito sia da videogiocatori che non, proprio perché le forme rielaborate
rientrano nelle evoluzioni artistiche che dal secolo scorso approdano al nuovo: pittura, scultura, video art,
installazioni e performance.